Sovana è la più piccola delle città del tufo della Maremma toscana. Le altre due, Sorano e Pitigliano, sono ben più estese.
Ma quali tesori racchiude in un’area così modesta! Piccola, ma con un fascino antico indiscutibile.
È particolare la storia di Sovana.
Percorrendo l’unica via rimasta oggi, è difficile immaginare il suo passato glorioso come importante centro etrusco prima, ricco municipio romano e sede vescovile poi.
Eppure in pochi metri troviamo edifici e chiese di pregio risalenti perlopiù al periodo medioevale. Per ritrovare il suo passato etrusco dobbiamo invece recarci nei dintorni, nel Parco Archeologico Città del Tufo per visitare le Necropoli e percorrere le misteriose vie cave.
Una delle caratteristiche che emergono di più di Sovana, è quella di aver sempre cercato di preservarsi. Ora come nel passato.
Ha mantenuto il più lungo possibile il suo carattere etrusco anche quando è diventata romana e ha continuato ad usare la lingua etrusca per circa 100 anni.
Ha conservato il suo aspetto medievale anche quando tanti altri centri toscani hanno visto i loro monumenti ristrutturati secondo i canoni e le contaminazioni del Barocco.
Ed è rimasta così com’era dal 700′ fin quasi ai giorni nostri. Nel 600′ infatti Sovana fu devastata dalla malaria e a niente servirono i tentativi dei Medici di rimetterla in sesto. Nel 1702 Sovana contava infatti solo 24 abitanti e fu presto completamente abbandonata.
Disabitata lo rimase per oltre due secoli. Finché, nel 1961, nacque il Parco Archeologico che attirò qui i turisti, riportando la vita anche al piccolo borgo.
Sovana ci appare quindi quasi com’era nel 700′.
Ad accoglierci le rovine dell’antico Castello voluto dagli Aldobrandeschi.
Poi percorrendo Via del Pretorio, l’unica via rimasta, con case e botteghe da entrambi i lati, si arriva in Piazza del Pretorio. Questa ha mantenuto la bellissima pavimentazione originale a spina di pesce ed ospita tutti i principali edifici ad eccezione della Cattedrale che si trova in posizione oggi più defilata.
Proprio la presenza di così tanti edifici di pregio in così poco spazio, ci fa capire l’importanza che il piccolo borgo ha avuto in epoca medievale.
Innanzitutto il particolare Palazzo dell’Archivio o del Comune che compare in tutte le foto del borgo.
E poi il palazzo Bourbon Del Monte, il Palazzo Pretorio, la Chiesa di Santa Maria Maggiore e la Chiesa di San Mamiliano, la più antica, che sorge su una preesistente chiesa etrusca.
Qui è conservato il famoso Tesoro di Sovana, qui scoperto nel 2004, costituito da ben 500 monete d’oro del V secolo. Si dice che il tesoro di Sovana sia in realtà il più famoso tesoro di Montecristo, reso celebre dal romanzo Il Conte di Montecristo di Dumas e nascosto secondo antiche leggende nel monastero di San Mamiliano sull’Isola di Montecristo.
Per finire il Duomo (cattedrale dei Santi Pietro e Paolo), posto in fondo alla via e distaccato dal piccolo centro. Anche questa costruzione rimanda ad un passato molto ricco.
Una curiosità sul Duomo è il suo orientamento astronomico. Il 21 giugno di ogni anno infatti, tempo permettendo, il primo raggio di sole colpisce la monofora absidale e si proietta sulla parete opposta, offrendo uno spettacolo di grande bellezza. Lo stesso avviene anche nella cripta paleocristiana sottostante.
L’orientamento dell’edificio (allineato al solstizio estivo) non risponde quindi alle rigide regole medioevali della Chiesa di Roma che richiedevano l’abside esposto a est, ma segue le regole delle culture nordiche.
Ma ciò che ha reso Sovana famosa in tutto il mondo, sono le sue necropoli etrusche.
Diversamente dai Romani, che costruivano i loro monumenti funerari dove fossero ben visibili a tutti, gli Etruschi facevano di tutto per nasconderli. Quando potevano, ed il tufo presente massicciamente in questa zona si prestava particolarmente, le costruivano sottoterra, scavando nella roccia.
Le più semplici erano formate da una sola stanza senza alcuna decorazione, mentre quelle appartenenti a persone più facoltose, erano spesso delle vere e proprie abitazioni di diverse stanze che richiamavano le case abitate in vita. Con i soffitti affrescati con dipinti che raffiguravano il defunto in vita in varie scene quotidiane, con mobili, suppellettili e sculture. Immagini di vita spensierata e felice.
Nulla vi è di funebre, la gioia di vivere pulsa ancora nelle carnagioni accese dei commensali…
George Dennis, archeologo dell’800′
Tutto vive nella più pura naturalezza e nel realismo più pittoresco. La città dei morti come per incanto, si trasforma in una città dei vivi, i defunti assumono l’aspetto di persone reali, lo sfondo delle scene ed i paesaggi agresti non sono nature morte ma balzano all’occhio come scorci veri dell’ambiente Etrusco.
Quando gli scavi riportarono alla luce una serie di necropoli, per Sovana finì il periodo dell’oblio. Tanto da diventare uno dei Borghi più belli d’Italia.
Le necropoli sono quattro: quella del Felceto, di Folonia, di Monte Rosello, del Sileno e di Sopra Ripa. Purtroppo solo una parte è accessibile.
Il monumento funebre più importante e famoso di tutte le necropoli dell’Etruria è la Tomba Ildebranda del III-II sec. a.C., intitolata a Ildebrando di Sovana, nato qui, che divenne Papa col nome di Gregorio VII. Oggi in stato rovinoso, ma testimonianza di un monumento di grande pregio.
Altri edifici degni di nota sono la Tomba Pola e Tomba dei Demoni alati a Poggio Prisca, la Tomba del Tifone a Poggio Stanziale, la Chiesa di San Sebastiano, la Tomba della Sirena, una delle più famose tombe ad edicola, e le Tombe a Semidado.
Nei dintorni vale inoltre la pena visitare, o meglio percorrere, una delle misteriose vie cave. Misteriose perché non è del tutto chiaro perché siano state fatte. L’ipotesi più probabile è che fossero delle vere e proprie vie di comunicazione fatte per annullare i dislivelli fra le varie località. Ma si pensa anche ad un sistema per convogliare le acque o a un significato sacro dato che passavano davanti a diverse tombe.
Si tratta di percorsi stretti a cielo aperto, ricavati tagliando la pietra tufacea. Oggi alti anche 20 metri, si pensa in realtà che un tempo fossero meno profondi e che la profondità odierna nasca dalla necessità nel corso degli anni di livellare e risistemare il terreno per il continuo passaggio degli animali da trasporto.
Anche se le origini sono avvolte dal mistero, è abbastanza chiaro il collegamento con il sistema viario etrusco. Anche perché su alcune, come la via cava di Cavone, si affacciano numerose tombe etrusche e sono state rinvenute delle iscrizioni etrusche.
Percorrendole, ci si sente quasi in un’altra dimensione, quella del misterioso mondo sotterraneo.
E ancora di più si doveva provare questa sensazione nel passato, quando erano utilizzate abitualmente come delle vere e proprie scorciatoie. Proprio per questo, con l’avvento del Cristianesimo, lungo i tragitti furono messi degli scacciadiavoli, piccole nicchie con dipinti sacri, per rassicurare i viandanti.
Oggi fra le vie cave si snodano diversi percorsi escursionistici.
Sovana è dunque sì un piccolo borgo, ma con un passato ricco ancora in parte avvolto nel mistero e tutto da scoprire!