I murales di Dozza sono ormai considerati uno degli elementi distintivi di questo borgo medievale.
Adagiato sulla cima di una collina e circondato da bellissimi vigneti, Dozza è un borgo molto ben conservato dove il paesaggio urbano si è prestato all’arte.
Arte che ha invaso i vicoli acciottolati e abbellito i muri delle case riempiendoli di colore.
Camminando per il borgo, ad ogni svolta, si viene sorpresi dai tanti murales, spesso giganti. Dei veri e propri squarci di colore improvvisi!
Dal 1960, anno in cui vennero dipinti per la prima volta i muri del borgo, oltre 200 artisti italiani e non, hanno dato il loro contributo per rendere Dozza uno dei borghi dipinti più conosciuti.
Inoltre, a differenza di altri luoghi, non si tratta di eventi sporadici, ma già nel 1965 nacque la Biennale del muro dipinto, un evento che avviene a settembre in tutti gli anni dispari.
Le radici del pensiero di Alberto Zamboni Bruno Benuzzi – 2011
Dozza è dunque un museo accessibile a tutti in continua evoluzione. C’è un legame ormai indissolubile tra il piccolo borgo ed il mondo dell’arte contemporanea.
Qui d’altronde sono passati artisti che espongono anche nelle gallerie d’arte moderna. Aligi Sassu, Gino Pellegrini, Omar Galliani, Riccardo Licata, Tonino del Re e tanti altri.
Ciò che distingue questa manifestazione è anche che, fin dall’inizio, durante la settimana della biennale, gli artisti lavorano in presenza del pubblico e nella quotidianità del borgo. Quindi perfettamente inseriti nel contesto urbano.
Il nostro lavoro è diverso da chi dipinge nel proprio studio; quando fai arte pubblica, come nel nostro caso, la fai per tutte le persone; tutti quelli che passano vedono quello che fai, quindi non lavori per te stesso, quanto pensando agli altri
Tellas
Il legame fra i murales di Dozza ed il borgo, è palese anche nella compenetrazione delle opere con il tessuto urbano.
I murales di Dozza infatti circondano e si insinuano fra archi, finestre e tetti in perfetta armonia. Inglobando gli elementi architettonici all’interno del disegno.
Le opere sono studiate non per un muro qualsiasi, ma proprio per il muro su cui verranno dipinte.
Lo vediamo per esempio nel murales “L’angelo di Dozza” di Giuliana Bonazza”, uno dei murales più belli del borgo, in Via XX Settembre.
La gigantesca figura umana nuda si siede infatti al suolo appoggiandosi alla porta della casa. Quasi a volerla proteggere. La figura angelica trasmette pace e serenità e, il suo essere soprannaturale, viene sottolineato dalle sue grandi dimensioni e dalle strane forme, simili ad ali, che la circondano.
Realizzato nel 1993 e restaurato nel 2001, non sembra avere quasi 30 anni, ma essere dei giorni nostri. È anche uno dei pochi murales ad essere stati fatti da una donna.
La pagina Facebook nata per ricordare l’artista dopo la sua scomparsa, recita: “In memoria di Giuliana Bonazza. Pittrice, scultrice e donna libera”.
Anche “Franz, a new citizen” di Karin Andersen del 2011, è perfettamente inserito nell’architettura del Palazzo Comunale che accoglie chi arriva a Dozza. La sua figura, simile ad un elfo gigante, si adatta alla curva del portico e sembra quasi voler balzare fuori dal muro.
L’artista indaga, come in tante sue opere, il rapporto fra esseri umani e creature aliene e ipotizza interazioni fra loro.
Ancora, integrato nell’edificio, è “Respiro marino” di Paolo Barbieri, uno degli illustratori fantasy più quotati. Dipinto durante la Biennale del 2015 in Via De Amicis, raffigura un grande drago che avvolge con il suo corpo una porta.
Il drago è anche un animale legato alla storia di Dozza.
Diversi storici infatti narrano che nel 1062, in un bosco vicino a Dozza, fu scoperto un drago mostruoso che avvelenava i corsi d’acqua e uccideva il bestiame. I contadini ne erano molto spaventati e in molti provarono ad ucciderlo. Pare che fu San Basilio a riuscire a distruggere il drago con l’aiuto della reliquia del sacro velo della Vergine, oggi conservato a Imola.
Legato all’edificio ospitante è anche “Two woman chatting” di Kamil Targosz”, artista polacco, che utilizza due finestre come acconciature delle due figure femminili. Un murales che appare adatto a Dozza e ai borghi in generale, dove una chiacchierata fra donne è quotidiana nei vicoli o fra una finestra e l’altra!
Il murales è in Via De Amicis.
Se volete approfondire, vi consiglio anche una visita alla Rocca Sforzesca, simbolo di Dozza, dove al secondo piano ha sede la Pinacoteca del Muro Dipinto. Qui troverete tutte le bozze originali consegnate dagli artisti che hanno partecipato nel corso degli anni ed anche le opere che sono state staccate dai muri perché rischiavano di deteriorarsi.
Da qualche anno, la Biennale si è spostata anche nella frazione di Dozza, Toscanella. Se nel borgo antico i protagonisti sono i murales, a Toscanella si è dato spazio agli stili del graffiti writing e della street art. Sono passati da qui writer e street artist affermati del panorama italiano: Ericailcane, Tellas, Cuoghi Corsello, Dado, Eron, Wany, Basik, Rusty, Joys, Moneyless, Hemo, Paperresistance.
Spesso, erroneamente, si tende a chiamare tutto street art o murales, ma si tratta di fenomeni diversi.
Differenze fra murales, graffiti writing e street art
I murales sono dei veri e propri dipinti figurativi eseguiti su intonaco. Il muralismo nasce in Messico dopo la storica rivoluzione del 1910 per raffigurare lotte ed ideali politici. Diego Rivera, marito di Frida Kahlo, ne è il maggiore esponente.
I graffiti writing, o semplicemente writing, sono delle scritte, spesso semplicemente il nome dell’autore e in questo caso si definiscono tag, in cui le lettere sono ingrandite in prospettiva con nuovi contorni, rendendole più spesse, riempiendo poi gli spessori con colori diversi. Si può dire che il writing esiste da sempre, anche se ha preso particolarmente piede negli anni 70 nei quartieri periferici di New York. Si utilizzano gli spray e sono fatti di nascosto, spesso di notte. In aree periferiche, sui grandi muri di stazioni, cavalcavia, edifici abbandonati. Spesso, purtroppo, anche su edifici privati o storici. Hanno quindi una forte caratterizzazione negativa. La società li censura, li nasconde e spesso li cancella rendendoli effimeri e temporanei.
La street art è un’evoluzione del graffiti writing che li trasforma appunto in una vera e propria arte. È legale, le opere sono eseguite alla luce del sole, spesso in presenza di pubblico. Non è improvvisazione, ma vengono preparati in studio delle bozze poi riprodotte sui muri. Si usano più tecniche e materiali: spray, stencil, foto, stickers (normalmente autoprodotti) e plotter (poster dipinti a mano).
Un mondo affascinante, controverso e contemporaneo, che a Dozza e Toscanella troverete magnificamente espresso. Cosa aspettate ad organizzare una visita?
Se ami i borghi dipinti leggi anche questo articolo: