Vieste è chiamata la perla del Gargano e, una perla, lo è davvero.
Distesa sulla punta del promontorio garganico che più guarda verso l’oriente, è un borgo tutto bianco di piccole casette strette le une alle altre.
Il nucleo antico si erge sulla Punta di San Francesco, la più elevata, a strapiombo sul mare. Qui c’è la cattedrale ed il Castello, i vicoli sono angusti e le case sono alte e strette. Hanno piccoli portoncini e scale ripide, per portare al piano superiore senza rubare troppo spazio, e sono spesso legate fra loro dai caratteristici archetti.
Punta di Santa Croce, l’altra punta del promontorio, bassa e pianeggiante, accoglie invece la parte nuova del centro abitato ed il porto.
Per questa sua posizione protesa a est e un po’ isolata Vieste veniva spesso denominata la sperduta.
In realtà Vieste ha sempre rivestito un ruolo importante nel territorio. Abitata fin dalla preistoria, poi colonia dell’Antica Grecia, durante tutte le sue tante dominazioni è sempre stata un baluardo difensivo proprio per il suo essere più protesa sul mare e poter avvistare subito il nemico. Prima dal castello, poi in seguito dalle torri di avvistamento costruite sulle propaggini più in vista.
Ne aveva bisogno Vieste di difendersi perché nel corso della sua storia subì tanti attacchi. Quelli più pesanti sono stati il saccheggio da parte dei veneziani nel ‘200 e quello, terribile, del corsaro Dragut Rais, signore di Tripoli, che nel 1554 assaltò il borgo dal mare.
I viestani si difesero con tutte le loro forze, ma alla fine dovettero capitolare. I corsari saccheggiarono tutto il paese ed imprigionarono quasi tutti gli abitanti, oltre 7000 persone. Tutti coloro che non erano in salute, gli anziani, molte donne e bambini, che non potevano essere venduti come schiavi, vennero decapitati su una pietra vicino alla cattedrale che venne poi chiamata chianca amara, la roccia amara in dialetto viestano. Si narra che furono 5000 i trucidati e che il sangue scorresse copioso giù dai bianchi vicoli. La popolazione fu quasi azzerata.
Non solo per mano dell’uomo sono avvenute le tragedie a Vieste. Ci si è messa anche la natura con i terribili terremoti del 1414 e 1646.
Ma è comunque una storia di rivalsa quella di Vieste e da anni il borgo e le sue spiagge sono visitate da migliaia di turisti.
Racchiude tanto di quello che si cerca in vacanza: belle e lunghe spiagge attrezzate e tante strutture alberghiere, villaggi e campeggi.
Dopo la giornata di mare è piacevole andare a Vieste per il tramonto. L’atmosfera è particolare ed il bianco di Vieste si veste un po’ di rosa. Passeggiando per i vicoli del borgo antico si aprono diversi scorci panoramici sul mare. Vale la pena poi fermarsi a cena in uno dei ristoranti nascosti fra i vicoli o con una bellissima vista. Ne ho recensiti alcuni nell’articolo:
Gargano: i ristoranti con vista fra Vieste e Peschici
Dal porto inoltre partono i traghetti per le Tremiti per una piacevole escursione giornaliera.
Le coste di Vieste a strapiombo sul mare nascondono poi tante bellissime grotte da visitare in barca e, non lontano, c’è la Foresta Umbra per rinfrescarsi un po’ all’ombra dei faggi secolari. Per approfondire la visita nella zona ho scritto l’articolo:
Il Gargano: la Puglia meno nota che non vi deluderà, anche ad agosto
Le spiagge più belle di Vieste
La spiaggia di Scialmarino è una lunga spiaggia che si estende per circa 3 chilometri in una bella baia delimitata da un trabucco. D’estate è abbastanza affollata, ma esistono alcune strutture con un pezzetto di spiaggia privata.
La spiaggia della Scialara è situata sotto allo strapiombo su cui sorge il borgo antico. Per questo è chiamata anche spiaggia del castello. La spiaggia è molto famosa per il suo Pizzomunno, una grande monolite di pietra che sembra vigilare sul borgo.
Anche questa roccia è legata ad una leggenda.
La leggenda del Pizzomunno
“Una volta viveva a Vieste una fanciulla come non se n’erano vedute mai; la sua bellezza superava il sole ed era come l’occhio del signore; le sirene ne vennero in gelosia, e un giorno in cui ella andava sola attendendo il suo amico, la rapirono.
Ora vive in fondo al mare incatenata agli scogli. Il suo amico la piange eternamente e la sospira e lì attende sulla spiaggia. Una volta ogni cento anni le sirene si commuovono e gli amanti possono avere un giorno di amore, ma verso sera, allorché illusi della loro libertà, fanno per andarsene, le sirene tirano le catene alle quali la fanciulla è avvinta ed ella ripiomba nel mare e per altri cento anni il pianto dell’amato, simile al gemere delle onde, corre la tempesta e il sereno.“
Questa è la leggenda raccontata per la prima volta per iscritto da Beltramelli nel testo Il Gargano del 1907 in cui non compare nessun riferimento al Pizzomunno. Nel corso degli anni questa leggenda si è però arricchita di particolari ed intrecciata ad altre versioni orali precedenti o successive che differiscono un po’ l’una dalle altre. In particolare i due giovani sono diventati due innamorati dal nome Crisalda e Pizzomunno. Proprio a questa versione allude la canzone di Max Gazzé, La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, presentata a Sanremo nel 2018 che ha reso famosa questa leggenda in tutta Italia.
Quel che è certo è che tutti i bambini di Vieste sono cresciuti sentendosi dire dalle loro madri che si dovevano comportare bene perché al Pizzomunno ci stava il fantasma che tirava giù negli abissi del mare.
Quando andare a Vieste
Vieste è una meta piacevole in ogni stagione. Sicuramente dall’inizio dell’estate fino a settembre inoltrato dà il meglio di sé per chi desidera una vacanza di mare, ma una passeggiata nel borgo è perfetta in ogni stagione. Altre occasioni in cui vale sicuramente la pena andare a Vieste è durante le sue feste tradizionali strettamente legate alla religione.
Festa di Santa Maria di Merino di Vieste
Quella in onore della protettrice di Vieste è sicuramente la festa più sentita. Dura per diversi giorni e attira migliaia di persone.
Tutto ha inizio nel pomeriggio del sette di maggio quando un corteo, accompagnato dalla banda, fa il giro di tutto il borgo sparando mortaretti. Il giorno 9 invece si svolge la processione che porta per le stradine di Vieste la statua della Vergine.
Dietro a questa statua di legno ci sono tante leggende. Una, narra che la statua di legno sarebbe arrivata dal mare e l’avrebbero trovata dei pescatori sulla spiaggia di Scialmarino. Un’altra ci racconta che la statua fu poi quasi dimenticata nella sagrestia della cattedrale. Lì rimase fino al terribile incendio del ‘600 in cui la chiesa fu pesantemente danneggiata dalle fiamme. La statua, pur essendo di legno, ed all’interno della sagrestia che venne completamente distrutta, ne uscì illesa. Gli abitanti gridarono al miracolo e da allora la statua divenne amata e venerata.
Durante la processione, si mette la statua su un particolare trono sul quale la Vergine non è rivolta in avanti ma lateralmente. In questo modo all’andata guarda verso il mare mentre, al ritorno, guarda verso i campi. Questo in segno di protezione per entrambe le zone e le principali attività: pesca ed agricoltura. A spalla, per ben 7 chilometri, la statua viene portata nel Santuario di Merino che si trova proprio in fondo alla spiaggia di Scialmarino dove fu ritrovata.
Alla sera tardi, si riporta la statua verso Vieste in un suggestivo corteo di pellegrini che tengono in mano una fiaccola accesa. Molti sono vestiti con i costumi della tradizione e intonano i canti di un tempo. Entrano poi in paese fra le luci delle luminarie e dei fuochi artificiali. Il giorno dopo, si rimette la statua nella sua nicchia nella cattedrale.
Festa di Santa Maria Stella Maris
Si svolge il primo sabato di settembre ed onora Maria “stella del mare”. I tanti pescatori di Vieste invocano la protezione della santa per tutti coloro che lavorano in mare.
La statua, che normalmente risiede in una nicchia scavata nella roccia di fronte al porto, è portata nove giorni prima nella Chiesa di SS. Sacramento. Proprio nel piazzale della chiesa, all’aperto, il parroco celebra la messa nel giorno della festa.
Subito dopo la statua è portata in processione, attraverso il borgo, fino al porto antico. Qui i pescatori la sistemano su un’imbarcazione che guiderà una seconda processione di barche in mare. Anche la banda del paese, su una barca, l’accompagna fra la musica fin oltre l’isola del faro. Qui, al largo, si recitano le preghiere e si invoca la benedizione per i pescatori. Si lancia poi una corona in acqua per ricordare tutte le vittime del mare.
Al ritorno, gli uomini pongono di nuovo la statua nella sua nicchia nella roccia. Alla sera si svolgono poi spettacoli di musica e fuochi artificiali. Il giorno dopo invece è il momento dei giochi olimpici e della tradizionale sagra della frittura di pesce.
Vieste è dunque un piccolo borgo, ma ricco di tradizioni. Un borgo sicuramente da conoscere!
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