C’è un luogo sull’Appennino bolognese chiamato Grotte di Soprasasso. Sconosciuto ai più, indimenticabile per chi lo conosce.
Non si capisce perché proprio qui, e solo qui, gli eventi naturali come pioggia, vento e umidità, si sono divertiti a modellare la roccia. Creando insenature e scolpendo la roccia in strani e perfetti disegni.
Sembra incredibile che sia stata la natura, tanto il gioco della roccia è fantasioso e perfetto.
Per la geomorfologia si tratta di tafoni, cavità alveolari subsferiche che si formano in rocce come l’arenaria, granulosa e con pareti lisce. Le cause più certe sembrano essere l’azione del vento o, in ambiente marino, il sale che si deposita sulla roccia e ne dilata i pori che vengono poi modellati da altri agenti atmosferici.
I geologi ritengono che i tafoni di Soprasasso siano dovuti all’azione aggressiva dell’acqua di condensa dell’umidità ed al vento.
Le grotte sono tre: Grotta di Soprasasso, Grotta buia e Grotta dei piatti.
La Grotta di Soprasasso non è in realtà una grotta ma una larga insenatura che si insinua sotto allo sperone roccioso. Alla base, si è creata una sorta di larga seduta che, in alcuni punti, ricorda un trono.
La Grotta dei Piatti è forse la più scenografica. È stata chiamata così per le tante cavità perfettamente rotonde che ricordano dei piatti. Quando si entra e ci si gira verso l’esterno, l’apertura triangolare della grotta regala un bellissimo scorcio sul cielo e sul panorama.
La Grotta Buia è più difficile da raggiungere perché è posta in alto e la salita è difficile con il terreno sabbioso e può essere esplorata solo con una torcia perché si addentra in profondità nella roccia.
Un tempo le grotte erano difficilmente raggiungibili senza una guida esperta della zona. Per fortuna, dalla primavera del 2021, grazie ad un gruppo di volontari di Riola di Vergato, è stato ripristinato un sentiero che parte dalla località Cavalloro.
Parlo di ripristino perché in questa area c’erano già dei camminamenti in quanto, proprio da qui, passava la linea gotica, la poderosa opera difensiva fortificata costruita dai tedeschi durante la fase finale della seconda guerra mondiale per fermare l’avanzata anglo-americana verso nord.
Il sentiero è reso facilitato da tanti cartelli, segni colorati sui tronchi degli alberi, creazione di scalini nel terreno e nella roccia ed anche alcuni cavi a cui tenersi.
La passeggiata è piacevole, anche se un po’ in salita. Si sale inizialmente nel bosco di roverelle su un sentiero largo. Poi si stringe sempre di più e, nell’ultimo tratto, si cammina costeggiando la roccia con, a sinistra, il dirupo. Niente di pericoloso ma bisogna prestare attenzione.
Intorno una distesa di pungitopo che d’inverno si riempiono delle loro bacche rosse. Intorno a giugno invece, qui fioriscono i bellissimi gigli selvatici rossi.
In futuro si potrà arrivare alle grotte anche da un altro sentiero. Recentemente infatti, c’è stata la concessione di un finanziamento alla Bonifica Renana da parte del Gal (Gruppo di azione locale) dell’Appennino bolognese per la realizzazione di cinque progetti fra cui un nuovo sentiero che partirà dal centro di Riola di Vergato, dalla località Precaria, e arriverà a Soprasasso.
Presto quindi, l’escursione potrà essere ancora più ricca!
Eri a conoscenza di queste grotte?
Come arrivare alle Grotte di Soprasasso
Arrivando da Bologna, sul navigatore impostare Via Monte Cavalloro a Vergato. Poco dopo il piccolo abitato medievale di Cà di Monzone (segnalato con cartelli e presente anche su google) e prima di arrivare alla Chiesa abbandonata di Cavalloro che, mentre si sale, si vede in alto sulla destra, rallentate e prestate attenzione. Ad un certo punto sulla sinistra c’è un piccolo cartello piantato nel terreno con scritto “Grotte di Soprasasso”. Il sentiero parte da lì.
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